Chase the sun! L’estate dei girasole

Altrimenti potrei dire: dei  ritorni e degli abbandoni!

Torniamo ancora in Spagna – l’altra giallorossa che sempre nel mio cuore rimane – dopo una lunga pausa, dovuta ad impegni che hanno avuto la precedenza. E poi ferie! Qui, anche io letteralmente  “seguirò il sole”, stupita dall’improvviso rivelarsi di sincronicità.

sunflowerIl girasole domina nei campi, lungo le strade delle vacanze, pronto a girarsi verso il suo astro splendente. E’ un regalo del nuovo mondo: i semi furono regalati da Hernando Pizarro, fratello di Francisco, a Filippo II.

Nella civiltà inca era considerata simbolo della sovranità divina e quindi regale, in ragione della sua eliotropia e delle spirali con cui sono disposti i semi; suoi simulacri in oro facevano parte del corredo delle processioni sacre. E forse tra i primi versi che lo cantarono possiamo annoverare quelli del grande poeta e drammaturgo spagnolo Lope de Vega, che nella Gattomachia scrisse:

No suele desmayarse al Sol ardiente
la flor del mismo nombre y la arrogante
cerviz bajar humilde, que la gente
por la loca altitud, llamó gigante; ni queda el tierno infante
más cansado, después de haber llorado, de su madre en el pecho regalado,
que el amante quedó sin alma. (Silva I)

sunflower

Celebrato da altri poeti e da pittori, da Montale a Van Gogh, il margheritone giallo, che ispira simpatia ed allegria, è il protagonista della seguente leggenda andalusa:

All’inizio dei tempi vi erano due fratelli, l’uno buono, l’altro cupo e invidioso. Un giorno il primo domandò: Perché mi sfuggi sempre? Siamo soli al mondo e dovremmo amarci. Ma l’altro rispose: A me piace vivere da solo. La tua presenza mi importuna, mi irrita.  Qualche anno dopo il giovane buono s’ammalò gravemente e, sentendosi morire, chiamò il fratello al capezzale. Sto per andarmene, gli disse. Ma vorrei serbare un buon ricordo di te. Ti prego fammi un sorriso, almeno una volta. Ma l’altro taceva, scuro in volto. Tanto mi odi?, esclamò il fratello buono. Ricordati che l’odio e l’egoismo sono i torturatori della vita. L’amore invece è luce. Furono le ultime parole. Poi due angeli ne condussero l’anima al Signore che, intenerito dalla sua bontà, disse: Di te farò l’astro più bello dell’universo. Quando il giovane malvagio vide ardere il sole nel cielo vi riconobbe il sorriso del fratello: Ecco l’amore che ho respinto, esclamò commosso, Ora voglio contemplarlo per tutta l’eternità. E il Signore lo trasformò in girasole.

(da Alfredo Cattabiani, Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Milano, Mondadori 1996)