Omaggio a Firenze: il giglio

florence iris​​Prima o poi mi toccava fare questo doveroso omaggio alla città in cui vivo.
Ahi Firenze, così serrata ed ombrosa, che tu possa un giorno schiuderti a me come il fiore tuo simbolo!

Tornando sulla terra e alla prosa (!), bisogna dire che, nel caso di Firenze, l’iris originario è stato nobilitato a giglio, pianta più radicata nella storia delle religioni e nella tradizione araldica: era un attributo delle Grandi Madri, sacro nei culti femminili, tant’è vero che Sofocle lo menziona tra i fiori che, raccolti in corona, ornano il capo di Demetra e Core.

Di gigli del resto è ricco anche l’Antico Testamento, dal Cantico dei Cantici al Siracide; nel Nuovo, nei Vangeli di Matteo e Luca, assurge a simbolo dell’abbandono alla Provvidenza, dell’accettazione di ciò che ci è concesso senza occuparsi eccessivamente del futuro (Mt 6,28-29; Lc 12,27).

Sulla scia della complessa simbologia del Cantico dei Cantici, il giglio diviene immagine profetica di Gesù, mistico albero della vita, mentre i suoi sei petali rispecchierebbero la natura umana e divina di Cristo. Nel Medioevo poi il giglio rafforza la sua valenza di simbolo della purezza, che congiuntamente all’abbandono alla volontà di Dio, contraddistingue la chiamata di Maria; per questa ragione inizia ad essere inserito nell’iconografia dell’Annunciazione. 

florence irisL’iris o giglio di Firenze non è dunque parente stretto di quello bianco, così frequente nelle mani della Vergine e di tanti santi (San Domenico, San Luigi Gonzaga, San Filippo Neri, Santa Caterina da Siena, etc.), ma è, botanicamente, l’Iris florentina, pianta molto diffusa nelle campagne toscane, chiamata volgarmente “ghiacciolo” per via del colore. Da qui sembrerebbe derivare il più moderno e diffuso nome di “giaggiolo”, reso celeberrimo dallo stornello di Lola nella siciliana – ma molto toscana – “Cavalleria rusticana”.

Prima del 1266-1267, sul gonfalone di Firenze campeggiava infatti sul rosso un giglio bianco; i guelfi, una volta cacciati i ghibellini, ne invertirono i colori, come ricorda Dante nel XVI canto del Paradiso: “tanto che ‘l giglio non era ad asta mai posto a ritroso, né per division fatto vermiglio”.

Tanto caro ai fiorentini da essere impresso su una delle monete più stabili mai conosciute, il fiorino, e da meritarsi un giardino completamente dedicato, il Giardino dell’iris a Piazzale Michelangelo, vera e propria istituzione, meta della classica passeggiata primaverile.

Il Giardino fu inaugurato nel 1957, anche se la sua ideazione risale al 1954, quando il Comune di Firenze indisse il I Concorso Internazionale dell’Iris. Il Concorso ancora si svolge, è giunto alla 61° edizione, appena apertasi (6-11 maggio), con la partecipazione di ibridatori da tutto il mondo. Un premio speciale è riservato a alla varietà di colore rosso che più si avvicina a quello dell’iris raffigurata sul gonfalone della città.
La visita al meraviglioso Giardino è raccomandabile per la bellezza dei fiori e per il panorama spettacolare sulla città, ed è gratuita. Il periodo migliore è quello che va tra la fine di aprile a maggio, quando la fioritura è al culmine, anche se questa primavera certo non contribuisce molto alla sua durata. Grazie alla Società italiana dell’iris il Giardino, oltre ad essere aperto e ad ospitare il Concorso, è il centro di numerose attività rivolte a tutti.
Gli origami, con piegature che partono da basi quadrate, esagonali e triangolari, non sono affatto difficili! E con un po’ di pazienza davvero alla portata di tutti. La stilizzazione è forte, essendo in parte origami tradizionali, così come per le foglie.
Avete notato che non ho messo il giallo vicino al rosso?! E che, se ho sbagliato qualcosa, i fiorentini mi siano benevoli!